L'URLO DELL'ARTE

EVENTI ORGANIZZATI DA TOGACI - ARTE A 360°

giovedì 11 aprile 2013

Flowers for Lovers di Flavia Dodi







Flowers for Lovers


Flavia Dodi

Mostra a cura di Togaci

Progetto comunicativo: Emanuela De Luca

special guest : DDR-R DJ

DJ LIVE SET

L’arte di Flavia Dodi muove da un’impostazione geometrica e progettuale tipica dell’architetto, che tende a misurare i volumi e studiare le forme collocandole in modo ineccepibile all’interno di una scena definita in ogni sua parte. La ricerca interiore dell’artista, durante la sua prima produzione, segue percorsi lineari, sottoforma di freddi edifici di dechiricana memoria. Scenari metafisici sembrano evocare progetti in autocad, dove, apparentemente, il distacco emotivo è la caratteristica preponderante. Tuttavia, per lo spirito non esistono contraddizioni, ma trasformazioni e sviluppi; mutare una direzione in arte non significa rinnegare tutto il passato, bensì allargarlo fino a compenetrarlo con un altro concetto estetico, scoprire nuovi rapporti ignoti, aprir meglio gli occhi per comprendere una somma maggiore di realtà. (C. Carrà, 1942)

Nell’ultimo anno Flavia ha aperto gli occhi, iniziando ad osservare in maniera diversa la realtà circostante, liberandosi dalla rigidità degli schemi imposti. L’attenzione verso la materia non è più plastica né geometrica. Luce, colori e variazioni tonali, prendono il posto delle ordinate forme geometriche, guardando alla natura e alla sua costante imperfezione.

Lo spazio non è più costruito scientificamente, ma prende forma dal colore, abbandonando la dimensione metafisica in favore di una personalissima forma di espressionismo, attraverso la quale lo spirito si ribella alla materia.

In Flowers for Lovers, l’artista compie un ulteriore passo avanti, misurandosi con le variazioni dei grigi, riuscendo a dar corpo alle immagini floreali attraverso piccole sfumature tonali in una perfetta alternanza tra toni caldi e freddi.

Le grandi dimensioni delle tele compiono l’ultimo passo verso un’arte liberata. I volumi ponderati e geometrici creati dall’uomo nel tentativo di modellare la realtà circostante sono solo un lontano ricordo.

L’opera diventa una celebrazione della natura libera ed indomabile, tanto da poter soggiogare l’uomo con le sue enormi proporzioni.



Flavia Dodi si laurea in architettura presso la facoltà “Valle Giulia” dell’Università La Sapienza di Roma, con il prof Franco Purini.

Partecipa a varie esposizioni, tra quelle personali la mostra “LABIRINTI”; con il patrocinio della Provincia di Roma, nel 2011. Tra le collettive: “DISEGNI ROMANI”; a cura di Franco Purini, Fabrizio Ronconi, Gianfranco Toso; presso Gangemi Editore a Roma, in ottobre 2012 e, la stessa mostra a dicembre 2012 si sposta presso il Museo della tecnica elettrica a Pavia, organizzata dal DICAR (Dipartimento di Ingegneria Civile e Architettura); “GIANICOLENSE 420”; a cura di Shara Wasserman; presso Temple University di Roma nel 2012.

Nel 2010 partecipa al premio Combat e viene inserita in catalogo tra le opere segnalate dalla giuria.

Attualmente vive e lavora a Roma.

flaviadodi@alice.it

www.flaviadodi.eu

http://flaviadodi.blogspot.it/



Flowers for Lovers



Dal 19 Aprile 2013 AL 9 Maggio 2013



ore 19.30



Mostra a cura di Togaci



Progetto comunicativo: Emanuela De Luca



Presso HulaHoop Gallery



Via de magistris.91/93



Roma

domenica 17 febbraio 2013

Mauro Sgarbi il Vuoto e l'Azione ,retrospettiva su Andrea Pazienza






Mauro Sgarbi presenta retrospettiva su Zanna,creatura di Andrea Pazienza

mostra a cura di togaci



special guest



Associazione culturale Artmerlino



arte e oreficeria di Rita Ciarapica e Marco Addamiano.



sculture dedicate ad Andrea Pazienza


Reading di Alessio Brugnoli e Patrick Gentile



presso HulaHoop Gallery
via de magistris,91/93-Roma -ore 19.30


Il Vuoto e l’Azione



di Alessio Brugnoli



Avevo quattro anni, almeno credo. Ero affacciato alla finestra di quella che, parecchi decenni dopo, diverrà casa mia. C’era una cosa che mi colpiva: Viale Manzoni, sempre trafficata, era vuota. All’improvviso sentii dei canti. Mi girai incuriosito. Era una manifestazione. All’inizio rimani stupito dalle bandiere e dagli striscioni dai colori accesi e vivaci. Poi vidi le facce, piene di rabbia e dolore. Mi allontanai spaventato.

Un anno dopo, sempre nella stessa casa e nello stesso salone, ero seduto su uno scassatissimo divano rosso cardinalizio. Qualcuno accese una di quelle televisioni in bianco e nero, a valvole e con il telaio in bachelite e l’alimentatore esterno. Servivano un paio di minuti per fare apparire l’immagine. C’era un edizione del Telegiornale. Avevano rapito un certo Aldo Moro. Sentii un paio di parolacce.

Sono alcuni dei ricordi più vividi della mia infanzia che rendono l’immagine degli anni Settanta che mi ha perseguitato per anni e che ogni tanto faceva capolino nei miei incubi: un periodo buio, pieno di paura e di rabbia.

Finché, ai tempi dell’Università, conobbi Giulio: proveniva da una famiglia in cui il lavoro di ingegnere era diventato congenito, con i tutti i pregi, all’epoca ne vedevo pochini però, e i difetti del caso.

In quella famiglia vi era però una pecora nera. Uno zio fricchettone, Diego soprannominato Valis, che secondo Giulio si era fumato l’infumabile. Diego aveva una casetta dalle parti di Re di Roma, dove andavamo a studiare Analisi e Fisica II. Feci subito amicizia con lui... E mi fece scoprire l’altro lato degli anni Settanta: quello eretico, utopico e anarchico, che tanto ha influenzato la mia crescita spirituale.

Una sera rimanemmo a cena da lui. Mentre Diego ci propinava la sua stranissima cucina, che oggi chiameremmo fusion, mi cadde l’occhio su una foto. Era lui da giovane, in tenuta ufficiale da figlio dei fiori, accanto a un ragazzo dai capelli neri, vestito con maglietta chiara. Benché tentasse di accennare un sorriso, il suo sguardo sembrava essere malinconico o annoiato.

“Chi è?” chiesi
Diego sospirò
“E’ il Paz”
Si accorse della mia espressione perplessa. Così aggiunse
“Andrea Pazienza, fumettista ?”
“Ah, lavora per la Marvel ?”

Rischiai di prendermi un “han yan” in piena fronte. In compenso, così nacque la mia passione per Andrea, un testimone dei suoi anni e un profeta di quello che saremmo potuti diventare. E forse proprio il peso di questa consapevolezza, lo schifo che vedeva nascosto nel perbenismo bonaccione dell’Italia, gli ha fatto dire addio alla vita

Ho amato e apprezzato tutti i suoi fumetti, compreso quel grande bastardo dal naso aguzzo che è Massimo Zanardi. Ora, immagino che vi aspettiate qualche sproloquio, sul fatto che il Zanna sia vittima della società, della borghesia degli anni Settanta ossessionata dal consumismo e priva di ideali o metafora del proletariato oppresso.

Nulla di tutto questo. Zanardi è malvagio e la sua cattiveria trascende il tempo e lo spazio. Avrebbe compiuto danni nell’Antica Roma, nella Firenze del Rinascimento o in qualsiasi altra situazione si fosse trovato.

Zanna è un personaggio shakespeariano. E’ l’amante segreto ideale di Lady Macbeth, oppure il compagno di giochi e di bevute di Iago. Dotato di virtù, intelligenza e coraggio, è però perseguitato, come ben diceva Pazienza, dal vuoto che ha dentro il cuore.

E’ un buco nero che assorbe ogni emozione e a cui è impossibile sfuggire: una cappa di piombo sull’anima. Nascondersi nelle regole e nelle ipocrisie con cui ogni giorno ci circondiamo per tirare avanti e non scannarci a vicenda, inutile.

Fare il bene, non da nessuna soddisfazione. Anzi è doloroso, perché mostra come il marcio non sia solo dentro di noi, ma in tutto ciò che ci circonda. Rimane il Male, non per il piacere che dona nel compierlo, ma nel tentativo di rendere gli altri simili a noi.

Dare voce a un’icona di questo, a suo modo titanica, è un impresa da far tremar le vene ai polsi. Lo stesso Andrea Pazienza confessava di esserne atterrito. Per raccoglierne il testimone, bisogna avere qualcosa di più del coraggio: la sublime incoscienza del genio.

Dote che non manca a Mauro Sbarbi, pittore che come Ulisse è pieno d’ardore nel

divenir del mondo esperto e de li vizi umani e del valore.

Mauro, nato a Petaling-Jaya in Malaysia, da una famiglia di artisti italo francesi, si è formato tra Roma e Vancouver, esplorando i misteri del fumetto e della pittura e dedicandosi a una pluralità di linguaggi espressivi, dal disegno all’arte digitale.

Un mediocre si sarebbe limitato a scopiazzare le tavole di Andrea Pazienza, al massimo riproducendole in grande. Mauro ha seguito un sentiero più difficile e complicato: ha studiato a fondo l’opera del Paz, l’ha inglobata nel suo animo, ricreandola in forma nuova e sublime, secondo l’accezione data dal buon Schopenhauer: il piacere che si prova osservando la potenza o la vastità di un oggetto che potrebbe distruggere chi lo osserva.

Nei quadri di Mauro, che attualizzando la tensione sperimentale dell’arte del Paz, si evidenzia il segreto del potere che Zanardi ha su di noi: il fatto che con tutte le sue ambiguità, sia uno di noi. La sua desolazione è la nostra: a volte vorremmo essere come lui, pura irruzione del caos nel Mondo, ma ce ne manca il coraggio.

Oppure, come ci suggerisce Mauro con la sua pittura, a nostro modo, siamo più forti di lui, dato che guardiamo i nostri demoni senza esserne dominati. Le sue opere ci invitano alla speranza che Zanardi possa cambiare, ritrovando se stesso, magari come il personaggio del re Lear, godere di un istante di consapevolezza, in cui dire:

“Eppure Edmund fu amato”

Speranza che è in tutti noi, quella di riscattarci dai nostri limiti e dalle nostre debolezze: di smettere di vagabondare senza meta su una vespa, di abbruttirci su un divano o di meditare vendette e scherzi crudeli, per scoprirci un attimo cavalieri in splendida armatura o semplicemente persone che provano a fare, nel loro piccolo, qualcosa di Giusto.

Ma nonostante questo, se Zanardi non si redime e vive in noi, come un cancro che ci divora l’anima, come possiamo affrontarlo e vincerlo ?

Andrea Pazienza e Mauro Sgarbi, con le loro creazioni, ci suggeriscono come l’unica via sia l’Arte. Proiettare sulla tela o sul foglio i nostri abissi e sfidarli in un eterno duello, senza vincitori né vinti. Perché distruggerli è distruggere noi stessi.







Artmerlino

Pazienza Andrea , Genio

Come tutti quelli che in un certo senso hanno una “malattia”abbiamo dei sintomi che in qualche modo ne delineano lo stato : sintomi lievi,medi o avanzati; se sono avanzati la cosa e’ drammatica.

I primi sintomi li ho avuti tanti anni fa , quando ancor giovane leggevo molti fumetti ed ero novello studente di Liceo Artistico, cercavo una strada che al tempo era ancora evanescente ,incerta, nessuno mi ha mai detto fai il medico o “vai a lavorare”quindi persistetti nella ricerca di questa strada.

Tra i vari crocicchi che ho attraversato ricordo con molto entusiasmo quello che mi permise di entrare in una galleria d’Arte a Roma dove si esponevano opere di Andrea Pazienza: l’Amore a quel tempo prese i connotati dei suoi colori e del suo tratto, ma soprattutto della sua Opera , Magica,Infinita, Irripetibile. Fu Amore a prima vista.

Negli anni i crocicchi si sono moltiplicati, ma con Pazienza,giochino di parole, sono andato avanti portandomi dietro come bagaglio culturale questo maestro di San Severo che ho sempre reputato al pari dei piu’ grandi annoverati nei libri di storia dell’arte. Un errore di valutazione?

Forse no perche’ Andrea Pazienza grande lo era e lo e’ veramente, anche tutt’ora che ne celebriamo solo la memoria.
Se fossi stato un pittore probabilmente si sarebbe mostrato in qualche mio quadro e se fossi stato fumettista sicuramente il suo segno mi avrebbe “posseduto”, ma in uno degli ultimi crocicchi decisi per una via terza: quella della scultura e dell’oreficeria,una passione nata per dare volume ai miei sogni. Ho avuto la fortuna , prendendo questa strada, di poterla condividere con la persona con cui vivo e da allora abbiamo potuto condividere questa passione che e’ stata leit-motiv del nostro laboratorio e del nostro lavoro da oltre 15 anni.

Siamo ad oggi: tanti si chiederanno “ma perché questi modelli di un soggetto che non è il vostro”??

Vi rispondiamo , come in un sogno vorresti vedere materializzati i soggetti che ne fanno parte ,così abbiamo voluto dare una rotondità a quei personaggi che vivevano solo sulle pagine di un fumetto o di un libro come per creare un ponte fra noi e coloro che sono stati un segno per la nostra epoca; provare a toccare, dandogli un’anima che si imprime modellando. Massimo Zanardi è l’alter ego di Andrea Pazienza sfiorando il suo naso salutiamo Andrea ringraziandolo per l’Arte che ci ha donato, un atto d’Amore e se non capite…….Pazienza !

Associazione culturale Artmerlino Arte in oreficeria…e non solo…

Marco Addamiano & Rita Ciarapica



Patrick Gentile



PATRICK GENTILE



Sono nato a Roma il 16 luglio 1972. Dopo il diploma di Maturità Artistica conseguito nel 1991, a 25 anni mi sono laureato in Letteratura Italiana Moderna e Contemporanea alla Facoltà di Lettere dell’Università La Sapienza, con una tesi sul poeta italiano Andrea Zanzotto e il suo volumetto di versi "Meteo".
Lavoro dal 2000 presso un’agenzia di marketing e automotive a Roma, dove tuttora risiedo.
Genuinamente irrequieto e caparbio, amo scrivere, raccontarmi e far discutere. Forse perché irresistibilmente spinto verso il grado zero delle cose. Un'inclinazione che mi rende appassionato e passionale ma al contempo facile alla noia e al bisogno di nuovi stimoli psicologici e filosofici.
Nel 2012 ho pubblicato sul sito Lulu.com due romanzi: “Più l’infinito, più il cosmo” e “Wash”.
Sempre su questo sito attualmente per pubblicare la mia prima raccolta di versi “Per i bruciati sterpi (versi 2011-2013)” e sto lavorando a un quarto romanzo.







Alessio Brugnoli
Nato nel 1973, nel 2000 Alessio Brugnoli si trova a svolgere il compito di redattore presso la fanzine Solotesto, in cui si occupa di argomenti connessi con la fantascienza.
Terminata la collaborazione, si trasforma in un blogger, dopo la sua laurea in Ingegneria delle Telecomunicazioni. Nel 2008 alcuni suoi post son stati pubblicati sul quotidiano Liberal.
Contemporaneamente si dedica alla pubblicazioni di testi sulla teoria del caos e sul marketing
Nel 2007 incomincia la sua collaborazione con la rivista Ultima Thule, per la quale provvede alla stesura di articoli riguardanti l'Arte Medievale.
Nello stesso anno è tra i fondatori dell'Associazione Culturale il Faro finalizzata al rilancio della poesia e della prosa in dialetto.
A febbraio 2009 intraprende la sua attività di curatore d'arte, organizzando a Ferrara il Festival di Video Art, dedicato al centenario del movimento futurista.
A ottobre 2009 cura la mostra Danza di De Broglie, presso la galleria New Ars Italica, in cui artisti contemporanei di varie tendenze meditano con le loro opere sul rapporto tra Realtà concreta e Realtà virtuale
A novembre 2009 cura la mostra Enigma di Turing, dedicata alla rappresentazione della robotica e dell'intelligenza artificiale nell'arte contemporanea che riscuote un grosso sucesso di critica e pubblico
A gennaio 2010 comincia lavorare come editorialista sul principale sito d'arte italiana, Equilibri Arte e sulla rivista di fotografia Potpourri. Contemporaneamente, scrive numerose introduzioni a cataloghi di artisti.
Collabora poi con la Castelli Gallery a Milano, per cui ha curato le personali di Dorian Rex, di Manuela Morgia, di Kindia Blu ed Oscar Morosini.
Ha partecipato all'organizzazione della mostra Gratta e Vinci sull'Invidia e sull'Odio, di Fulvio Martini e Luca Palazzi ed allo start-up del Centro Labicano d'Arte Contemporanea e del Centro d'Arte Contemporanea di Patti e Tindari.
Un suo progetto, in collaborazione con l'artista Massimo Balestrini, ha partecipato ad Art Basel Miami
Nel 2011, oltre allo start-up della rivista d'avanguardia on line Quaz Art, ha curato diverse mostre per la galleria Quattro Cantoni a Roma e per la Provincia di Viterbo, come Animatematicante, bipersonale di Armando Pelliccioni e Marino Rossetti.
Inoltre comincia la sua collaborazione con la rivista Next.
Nel 2012 pubblica il suo primo romanzo Il Canto Oscuro. Nello stesso anno, collabora con l’Art Festival di Cerreto Laziale e con Renato Costrini, per lanciare il progetto dell’associazione culturale Artespazio La Vaccarella.
Per tale associazione cura le mostre Still Lives, Musica per gli occhi, Black and White e Homines
Contemporaneamente, si dedica a conferenze e reading letterari. Nel 2013 diverse antologie pubblicheranno suoi racconti.







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giovedì 31 gennaio 2013

"Il gioco del tempo" di Alessandra Carloni


"Il gioco del tempo"
mostra personale di Alessandra Carloni
http://www.alessandracarloni.com/
a cura di Togaci Arte
http://www.facebook.com/pages/TOGACI/150269108391818?ref=h

progetto comunicativo
Francesca Mariani
http://francescamariani.devartstudio.com/

Special Guest
Nicoletta Salvi
http://nicolettasalvi.blogspot.it/
Mestrella Femminista
ore 21.30

All’Hula Hoop, luogo cardine dell’Avanguardia romana, sito in via de Magistris 91/93, si inaugura l’otto febbraio, alle 19,30, la personale Gioco del Tempo di Alessandra Carloni,

Nelle città che si frammentano come caleidoscopi, spazi urbani e mentali, si muovono figure stilizzate simili ad automi, guardiani del tempo con le ali ripiegate, personaggi presi nel vortice frenetico del quotidiano o addormentati in enormi pesci volanti.

Un limbo di sogno meccanico, fatto di ingranaggi, spicchi di luce, geometrie esistenziali che invitano lo spettatore a ri-conoscersi in questi spazi temporali d'attesa.

E' il colore, spesso tenue, a contrasto con il caos delle linee spezzate - che ricordano la preziosa lezione del futurismo - a suggerire la dimensione onirica che si combina con quella reale, in cui il tempo gioca un ruolo beffardo, ribaltando la clessidra, aumentando o decelerando il ritmo.

E ciascuno di noi è parte agita e attiva di questa meccanica immaginifica.
Città che sono in nostro involucro, il nostro abitare emotivo e che possono diventare ugualmente paesaggi desolati e desolanti, scenografie stilizzate piene di "vuoto".
Siamo "esistenze molteplici e complesse smarrite nella caoticità di un vivere metropolitano e solitarie dentro il desolante scorrere del tempo delle nostre città"(A.Morino).
Esistenze in bilico in città sospese, seppur ciascuno di noi è elemento necessario del puzzle, una domanda in continua ricerca di risposta.
Il lavoro artistico di Alessandra Carloni coglie poeticamente i disagi della contemporaneità, dandone un'impronta fantastica: un racconto pittorico immaginifico della dimensione apocalittica che stiamo vivendo in questo periodo storico, in cui, seppur il caos sembri inevitabile "destarsi è possibile...è solo necessario volerlo"(C.Garro).


testo a cura di Francesca Mariani, illustratrice

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lunedì 21 gennaio 2013

Emanuela De Luca e la sua Personale visione del mondo IKI









Emanuela De Luca


Visione evolutiva della donna” iki”

La virtù di un ritratto è l’essenza di una personalità raccolta in un attimo, l’abilità di cogliere un atteggiamento che riflette il pensiero del soggetto. Negli splendidi scatti di Emanuela De Luca la mente delle sue donne va oltre l’obiettivo, si perde alla ricerca della bellezza spirituale. Seduzione: nell’ideale estetico giapponese dell’Iki , la donna-geisha è una Musa magnifica, che con la propria saggezza artistica conquista la perfezione esteriore al di là di ogni parametro e stereotipo occidentale, svela la propria nudità con un accenno. Nelle opere di Emanuela il candore, nella pelle di porcellana, quasi si fa etereo, intangibile nella sua assoluta bellezza, e sfuma sui colori accesi dei capelli e del trucco orientale.

Sono donne forti, quelle di Emanuela, consapevoli di se stesse, accomunate da una carica emotiva che fa esplodere le diverse personalità, ognuna diventa le dea di se stessa, per questo non guarda lo spettatore: non può trovare in chi osserva la propria perfezione, deve andare oltre l’umano, per perdersi nell’infinito dell’immaginazione e portare al sublime la propria persona fisica e interiore.


La fotografia conferma la completezza dell’arte, nell’armonia e nella grazia, la vera geisha è la mano che guida l’obiettivo, e trasporta le modelle in un universo aulico e trascendentale. Lo studio, che questa artista ha coltivato e dimostrato già nelle sue precedenti esposizioni, offre un’importante esperienza emotiva a chi ammirerà i suoi ritratti: alle donne, che sogneranno quella stessa bellezza per sé, e agli uomini che impareranno a innamorarsi dell’anima prima che delle forme.

dal 25 gennaio al 7 febbraio 2013

Emanuela De Luca e la sua

Personale visione del mondo IKI

Fotografiaa cura di Togaci
Progeto comunicativo
Cristina Ricatti
HulaHoopgallery
via de Magistris,91/93-Roma
ore 19.30
Loop Sonori ore 21.00
Breaking Wood
Cristiano Petrucci - Clarinet and Looper
Alessandro Altarocca - Synth and Sound Processing









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venerdì 4 gennaio 2013

Arte lucida di Enrico Becerra


scultura/ pittura
a cura di Togaci
Progetto comunicativo
Emanuela De Luca
dal 11 gennaio al 24 gennaio 2013
HulaHoop gallery
via de Magistris,91/93 -RM-
Enrico Becerra
Un’arte ludica che fa pensare quella di Enrico Becerra, artista del circuito Piano Creativo.
Colori ed immagini, animali e figure circensi, evocano ricordi infantili accumunati da una leggerezza solo apparente. La serialità ossessiva, frutto di un’affezione a soggetti cari,  muove da contaminazioni artistiche che sembrano riferirsi alle esperienze del Graffittismo degli anni ’80 e ad una colta Art Brut, in forma non psicotica ma squisitamente evocativa.
L’uso degli schemi, il colore apparentemente non rifinito e la semplicità delle figure riconduce ad una dimensione ludica senza tempo, nella quale si è liberi di pensare qualunque cosa, anche la più incredibile, con quella fantasia propria della mente infantile.
La memoria di un bambino ha pochi dati che, tuttavia, combinati tra loro, creano forme e figure fantastiche, con una semplicità che la ragione d’adulto spesso ci nega.
Le opere di Becerra rappresentano un ritorno alla dimensione giocosa e spensierata di un ragazzino, una ricerca di quella immaginazione senza sovrastrutture che muove dagli stadi più profondi del proprio inconscio. La scelta di questo linguaggio artistico, semplice e diretto, cela una velata tristezza verso il mondo contemporaneo.
Oltre la materia ed i suoi colori vivaci, infatti, si ravvedono simboli della degenerazione dei nostri tempi, dalla ricerca costante della ricchezza simboleggiata da animali quali il toro, il maiale e le macchine da lavoro, alla riflessione sulla condizione dell’uomo che non è altro che un corpo nudo, quasi inerme, che faticosamente lavora.  
        
Emanuela De Luca                                        
Emanuela De Luca nasce a Napoli nel 1977. Nel 2002 si laurea in Conservazione dei beni culturali e lavora nel settore per alcuni anni, occupandosi di organizzazione mostre, ricerche storico-artistiche, catalogazione ed assistenza museale per conto della Soprintendenza per il Polo Museale Napoletano prima e, successivamente, per gli organi centrali del Mibac. Studiosa di oreficeria medievale e simbologia di pietre dure, sceglie un percorso di studi che nulla ha che fare con la fotografia di cui si innamora all’età di 31 anni. Oggetto principale della sua ricerca fotografica è la donna e l’espressione della sua innata sensualità. Alcuni suoi ritratti sono stati proiettati in occasione del “Festival della Fotografia” di New York e della Notte dei Musei presso il Musee de l’Elysee di Losanna. Ha pubblicato su “gente di Fotografia”, “Liberta’ Civili”, “Cosmopolitan”, “Diva e Donna”. Dal gennaio 2011 fa parte del Collettivo Synap(see). Vive e lavora a Roma.
       

venerdì 21 dicembre 2012

Vettore Pop personale di DCGRAPHIC

Giovane grafico romano Damiano Cavaterra in arte Dcgraphics , opera da diversi anni con il team Togaci.

Porta in mostra il 28/12/2012 al HULAHOOP GALLERY stampe di una ricerca del tutto personale , attraversando il passato con un gesto verso il suo quotidiano.

Progetto comunicativo
Alessio Brugnoli

Profezie della Singolarità

Singolarità. Parola che riecheggia spesso nei discorsi dei sociologhi e degli scrittori di Fantascienza: il momento in cui la tecnologia, nelle sue forme più varie, dalla genetica alla robotica, dalle nanotecnologie all’Intelligenza Artificiale, impatterà così profondamente nella nostra vita, da costringerci a ridefinire il concetto stesso di Umano.

Idea tratta dalla Teoria della Relatività che definisce la Singolarità come un punto a gravità infinita, per esempio un buco nero, da cui tutto è attratto e nulla più sfuggire, neppure la luce: un destino inevitabile e un orizzonte oltre il quale nessuno può vedere.

Per una volta, l’Italia è all’avanguardia nel riflettere e discutere su tale concetto. Filosofi ne discutono le implicazioni. Scrittori lo hanno reso punto focale della loro narrativa. Pochi artisti, però, hanno incentrato sulla singolarità la loro ricerca estetica, probabilmente perché spaventati dalle sue implicazioni.

Se l’Arte nasce dall’Uomo, epifania dei suoi sogni e dei suoi abissi, un mutamento della sua natura la costringerebbe a rivedere a fondo i suoi paradigmi, ponendola dinanzi alla scelta di cambiare o morire; situazione oggettivamente terribile, madre di incertezze e paure.

Dcgraphic è uno dei pochi che, con il coraggio della giovinezza, affronta la sfida. Lo fa con l’orgoglio di essere un’ artista digitale, in Italia che ancora discute di tele, colori e di come si possa definire la fotografia.

L’Arte digitale è invece, e Dcgraphic lo dimostra ogni giorno con le sue opere, il cambio di paradigma. L’immagine non è più fissa, come in un quadro o in uno scatto, rubata al Tempo e allo Spazio, ma si moltiplica e muta, come un organismo vivente. Rompe ogni steccato, come un fiume di lava travolge ogni cosa, fondendosi con infiniti altri linguaggi.

Con uno strumento così potente, capace di penetrare grazie alla serialità e all’esistenza nel cyberspazio ogni aspetto della nostra vita, Dcgraphic afferma la essenza della Singolarità che, in fondo è la stessa che in maniera profetica, fu enunciata dalla Pop Art.

Il primato delle icone e dei simboli, perenni e dalla vitalità orgogliosa e vivace, sulle cose, così smorte e destinate alla decadenza. Marylin è ormai polvere, mentre le serigrafie di Warhol ancora ci colpiscono gli occhi, con i loro colori sfrontati, gli stessi delle opere di Dcgraphic.

Il trionfo della Leggerezza, come reazione al peso di vivere e alle pietrificazione e all’ opacizzazione del mondo. Staccarsi dal mondo, dalla materia, avere il coraggio di sognare, è essere pienamente liberi, è ribellarsi a un Potere che ci vuole schiacciare, riducendoci a ingranaggi di meccanismi senza senso alcuno. Dcgraphic, con il suo sguardo ironico sulle mitologie del Presente, di cui ne svela il vuoto, ci aiuta ad essere più leggiadri. Ci rende come gli antichi sciamani: ci libera del corpo, per esplorare noi stessi e realtà potenziali e parallele.

La continuità tra Vita e Materia, tra Carne e Acciaio, tra Cervello e Informazione, ciò che amplia la nostra percezione e ci fa comprendere la vera natura del Reale.

Dcgraphic fa tutto ciò con uno sguardo apparentemente grottesco, ma pieno di ironia e di quella malinconia non compatta e opaca, che ruba la gioia di vivere, ma come diceva

un velo di particelle minutissime d'umori e sensazioni, un pulviscolo d'atomi come tutto ciò che costituisce l'ultima sostanza della molteplicità delle cose.

Uno sguardo che pur non avendo la presunzione di guardare oltre l’orizzonte, ci fa capire meglio ciò che siamo e intuire ciò che potremmo essere.

Personale di DCGRAPHIC
http://www.facebook.com/pages/Dcgraphics/154416177943170?ref=ts&fref=ts

Vettore Pop

Arte digitale /vettoriale

a cura di Togaci

Progetto Comunicativo: Alessio Brugnoli
http://ilcantooscuro.wordpress.com/

Live set acousticTropical-Rhapsody

http://www.facebook.com/pages/Tropical-Rhapsody/128274570571949

Matteo Modestini - voce
Alessandro Grappelli - Chitarra
Simone Rossetti - Chitarra
Andrea Proietti - Basso

Dal 28/12/2012 al 10/01/2013

HulaHoop gallery

Via de Magistris,91/93

Roma (pigneto)

ore 19.30

mercoledì 28 novembre 2012

L' Io labirinto nel mio Sé- Bi-Personale di Pittura di Antonio Conte e Davide Cocozza + FESTA FUNESTA





L' Io labirinto nel mio Sé

Le opere pittoriche del Conte e del Cocozza sono la carne della loro mente, L'Io celato in ogni infimo tratto. Il loro Sé, L' essere tutto .

Mostra dal  07/12/2012 al 27/12/2012
Mostra a cura di Togaci
http://www.facebook.com/pages/TOGACI/150269108391818?ref=hl
Progetto Comunicativo
Lié Larousse
http://www.libroarbitrio.com

Guest Star
KOMA' Artgallery
www.komagallery.eu
Presenta :
FESTA FUNESTA
https://www.facebook.com/FestaFunesta?ref=hl
La festa più triste del mondo
a cura di Coll.K (dj da Kamera
DJArtSet By Marzia Stano aka UNA +coll.K (Dj da Kamera)
Approda
HulaHoop gallery
http://www.facebook.com/hulahoopclub.face?fref=ts
Via de Magistris,91/93
Roma (pigneto)
Apericena ore 19.30


Antonio Conte
http://www.equilibriarte.org/konteanto

Rimembra l'uomo viandante che soffermando lo sguardo sulla fattezza sinuosa ne sconvolge la mente. Sussulti di smanie ed emozioni sperdute, nebulose, si palesano nelle opere pittoriche di Antonio Conte, precisione labirintica con la quale forgia armonici ambienti dal mondo consumato ,inasprendone concetti di felicità, di bellezza ascosa, di esultata beatitudine, elargendo l'innata essenza del vero essere nascosto nei filamenti della tela che fluisce dai toni impattati dai colori e dalla sembianza della sua creatura da essa nata.
Cosicché ogni emozione, che reale alberga nella scenografia visionaria raccontata dal suo artefice Antonio Conte, ci investe spettatori in ogni attimo di osservanza, porgendoci su di un piatto d'argento, sorretto senza mani, la realtà della verità che rendiamo intangibile perché artefatti di noi stessi , così, col volto di sbieco, col naso ad un passo dal movimento del tratto, con l'occhio ammaliato, grati a siffatta autenticità sopravviviamo al delirio di non essere ciò che ambiamo.
L'essenza è nell'arte dell'opera resa tale dall'arte innata dell'elettivo uomo che l'ha creata , Antonio Conte nella sua magnificenza d'essere, non nell'essere l'artista magnifico . L'immaginario di sentirsi artisti né è solo la conseguenza.



Davide Cocozza
http://www.davidecocozza.com

Conoscenza arguta ed intellettuale, cupidigia di erudizione a tal punto che l' ardore di Davide Cocozza comprende la natura del proprio desiderio laddove risiede implodendo al suo interno in grandiosità di pigmenti , lussurioso spargersi dell'Io su tela, affreschi di sguardi, capricci, brama , esaltazione, impressioni che trapelano dalle pennellate donate loro dal diletto dell'Artista mai sazio. Il suo concupire emerge nell'estasi dello sfavillio della pupilla dell'uomo che osserva e che è osservato, dalla florida bocca di bambina , dal sospiro di donna rubato in quel limbo ove il tempo soffia, così si nutre Davide Cocozza, di una tridimensionalità che erge le sue opere in forma umana. In un letto scavato dall'animo si desta immune dalle precondizioni che lo circondano, immune dall'essere persuaso e posseduto dal volere dell'individuo moderno contemporaneo che si affama di fama senza sapere ciò che agogna davvero, ciononostante, Egli in questi anni dieci del nuovo secolo, abbraccia lo spazio con i suoi pellegrini suscitandoli dalla vita abbandonata persa per rincorrere un sogno desolato dall'arguire andato, abbagliandone il viaggio.



KOMA’ presenta LA FESTA FUNESTA
Komà la prima galleria d’arte contemporanea nel molise.

Ce lo siamo chiesti più volte: cosa vuol dire operare, per caso o per volontà, in una zona di confine?
Forse vuol dire raccontare la fine di una grande narrazione, che rendeva possibile credere nell'esistenza di significati universali e condivisi. Oppure vuol dire raccontare la fine del grande centro, la fine delle gerarchie stabilite, la fine del pensiero sistematico e razionale. Un pensiero che si reputa infallibile e che non è disposto ad evolversi ed a modificarsi in base al contesto o alla situazione in cui nasce.
Il confine offre la giusta dose di isolamento. Quella dose che ti permette lunghi momenti di silenzio e di riflessione, che ti spinge all'autonomia, alla fantasia, che ti allontana dal conformismo e dalle mode passeggere.
Se, come scrisse Baudrillard qualche anno fa, viviamo in un mondo dove c'è sempre più informazione e sempre meno significato, è davvero necessario operare una messa in discussione radicale   del proprio modo di fare arte e ricostruire autonomamente l'anatomia dei propri significati senza aver paura della stranezza, dell'impopolarità, o dei risvolti inediti che le proprie scelte potrebbero generare. Essere al confine consente la possibilità di percorrere strade nascoste ma inesplorate, di guardare il mondo dalla giusta distanza senza mai essere veramente dentro le cose, di  assumere una prospettiva marginale,di  sviluppare un pensiero laterale.
All'arte che si accontenta di fabbricare “prodotti” rispondiamo con un'arte che desidera generare esperienze. Un arte lontana dai musei ma vicina  ad ogni contesto in cui opera l'uomo.
Trasformare la propria vita in un'opera d'arte, essere artefice di piccole rivoluzioni quotidiane, osservare, giorno per giorno le trasformazioni che il proprio pensiero produce.
Le nostre risposte all'affollamento di idee e di opere, alla confusione ed alla distorsione mediatica sono il silenzio e la sottrazione, la nostra arma è la pazienza. Perché è non cambiando niente che tutto è diverso.
Come Lucifero, abbiamo scelto di regnare all'inferno, piuttosto che servire in paradiso.
Come Dubuffet crediamo che “La vera arte non è mai dove ci si aspetta che sia: nel luogo dove nessuno la considera, nessuno la nomina. L'arte detesta essere riconosciuta e chiamata per nome. Scappa immediatamente. L'arte ama l'anonimato. Appena è scoperta, appena viene additata, fugge.”
Ecco dunque La FESTA FUNESTA, la festa piu triste del mondo, come una piccola rivoluzione nel quotidiano manifesta uno stato d’animo, quello del popolo funesto.

Noi condannati dal “dolce Oblio” alla lucidità e alla profondità, Non siamo Né il problema Nè la soluzione.
Né con DIO Né con LUCIFERO!!!
Abbiamo la “bile nera” ed anche il nostro umore è nero
La nostra bandiera è uno stato d’animo.

La nostra tristezza è tutt’altro che inconsapevole
Noi non ci arrendiamo passivamente al vivere
Noi non ci adattiamo agli avvenimenti esterni con la convinzione che non ci riguardano
Noi prendiamo l’iniziativa!!



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